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Grano transgenico
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Allergie e intolleranze

Da un’ intervista al Dr. Luciano Pecchiai, punto di riferimento scientifico della Medicina Naturale.

Queste le domande e a seguire le risposte del professore:

grano1– Cosa è successo alla cerealicoltura italiana negli anni 70?

Nella prima metà degli anni 70 il grano Senatore Cappelli, attraverso un’irradiazione con i raggi gamma del cobalto radioattivo, ha generato il grano Creso.

L’irradiazione ha prodotto la nanizzazione del grano distruggendo il gene della crescita.

Alimentandosi con il grano così modificato lo sviluppo delle nostre cellule viene messo a rischio. Di fronte a prodotti “nuovi” molte persone svilupperanno assuefazione ma tanti altri avranno problemi di intolleranze. L’intolleranza non è un’ipotesi ma è una realtà in crescente aumento e per questo è necessario, senza troppo allarmismo, segnalare gli aspetti negativi dei cereali geneticamente modificati.

L’articolo 5 della legge n. 283 del 1962, che è la Norma di base italiana in tema di alimentazione afferma testualmente;

“E’ vietato l’uso di sostanze alimentari trattate in modo da violarne la composizione naturale”.

 

Facendo riferimento a questa Legge dello Stato è evidente che:

1) E’ vietato l’uso alimentare di OGM transgenici in quanto ne è stata “violata la composizione naturale”. Sarebbe tollerata la presenza nel prodotto naturale di un massimo dell’1% del DNA e della componente proteica transgenica.

2) E’ vietato l’uso alimentare dei derivati dei vegetali transgenici (amido di mais, olio di mais e di soia, lecitina di soia), perché la loro composizione biochimica è diversa da quella naturale.

3) E’ vietato l’uso alimentare di OGM mutati da trattamenti radioattivi con raggi X o gamma, o neutroni veloci e i loro derivati, in quanto dichiaratamente mutati attraverso una mutazione genetica.

E’ evidente, che pur avendo dimostrato, che una gran parte dei prodotti alimentari, attualmente in commercio, è fuori Legge essendo stata “violata la composizione naturale”.

Tanto per fare un esempio la pasta e la farina di frumento e di mais nanizzati, per una mutazione da radiazioni gamma. O gli aranci e mandarini senza semi, resi sterili sempre ad opera di radiazioni e così via per tanti altri alimenti, che sono stati denunciati all’opinione pubblica dal giornale tedesco “Frankfurter Allgemeine Zeitung” del 9 maggio scorso.

Nel caso particolare degli aranci e mandarini l’irrisione alla legge è clamorosa, essendo vendute anche sulle bancarelle dei mercati con la scritta “senza semi”. E’ infatti evidente, che un frutto senza semi è sterile, quindi chiaramente non naturale.

Così come quando venne emesso il D.P.R. 128/99 del 7 aprile 1999, che esclude l’uso di alimenti transgenici per i bambini fino a 3 anni vennero dati 9 mesi di tempo per adeguarsi alla norma di Legge, anche in questo caso dovrà essere lasciato un tempo adeguato per lo smaltimento delle scorte, dalle quali deriva la produzione degli alimenti da parte dell’industria alimentare e per il recupero dei cultivar naturali, così da attuare le nuove coltivazioni.

E’ ovvio, che tutto questo non potrà essere lasciato all’iniziativa privata, ma dovrà essere regolamentato a livello legislativo, per mettere fine all’attuale “Far West” alimentare, ripristinando in modo non traumatico il rispetto della Legge.

 

– C’è una correlazione tra la creazione di nuove varietà cereali, in quegli anni, e l’aumento delle intolleranze alimentari nei consumatori?

Queste le ripercussioni negative per la salute:

1) Allergie e intolleranze

Sul rischio delle intolleranze sono d’accordo tutti, anche i fautori del transgenico che, ovviamente, lo considerano irrilevante e comunque facilmente dominabile con un trattamento farmacologico. Gli avversari del transgenico fanno notare che assumendo un gran numero di alimenti geneticamente modificati le intolleranze si assommeranno.

Naturalmente, mentre una allergia insorge solitamente in tempo breve, l’intolleranza nei confronti di un alimento nuovo richiede un certo tempo per comparire. Tanto per fare un esempio, sta insorgendo ora dopo parecchi anni un’ intolleranza al kiwi, al mango e alla papaia.

Per acclarare, da un punto di vista sperimentale, una eventuale insorgenza di intolleranze o di altre patologie si dovrebbe prolungare la ricerca per tre generazioni (con l’osservazione quindi anche di tre gravidanze e tre fasi embrionali e fetali). Non mi risulta che questo test (familiarmente noto come “il test del nonno”) sia mai stato attuato.

Ma la carenza più grave nei confronti delle ricerche sulle intolleranze alimentari da organismi geneticamente modificati è quella rappresentata dalle intolleranze al glutine del frumento, che caratterizza i soggetti affetti da morbo celiaco.

E’ noto che questa intolleranza si presentava alcuni decenni fa in un caso ogni 1000-2000 nati: oggi l’incidenza si è elevata sino a 100-150 nati e continua ad aumentare.

Stranamente nessuno ha correlato l’incremento dell’incidenza della celiachia alla modificazione genetica del frumento con un numero via via sempre più elevato di cromosomi fino all’ultima modificazione genetica del frumento nanizzato. E’ venuto il momento di affrontare questo problema senza attendere che tutti i bambini nascano con l’intolleranza al glutine, tanto più quanto verrà realizzato un frumento transgenico.

2) Modificazioni del DNA mitocondriale di animali e uomini che si nutrono con cibi transgenici.

Mentre una mutazione del DNA nucleare è certamente difficile da ottenere, potrebbe essere più facile l’insorgenza di una mutazione del DNA mitocondriale di animali che si alimentano con mangime transgenico, da investigare attuando possibilmente il “test del nonno” di cui sopra. Nel caso degli umani la ricerca potrebbe essere attuata su soggetti statunitensi, che ormai da dieci anni assumono alimenti transgenici. Ritengo che anche questa ricerca non sia mai stata compiuta.

3) Interferenza negativa degli alimenti modificati sull’accrescimento, la vitalità, la fertilità.

E’ noto che una gran parte dei prodotti alimentari vegetali (mandarini, arance, uva, melanzane, meloni senza semi o resi sterili con un fattore di sterilità) o animali (ad esempio: orate, trote salmoni) sono per l’appunto sterili. Altri interventi hanno portato al gigantismo di alcuni animali da carne, o all’opposto alla nanizzazione, come nel caso del maiale.

Inoltre, sia in campo vegetale che animale è stata indotta una accelerazione della crescita per avere prodotti in commercio in tempi più brevi di quelli della natura. Ora si sta sperimentando per accelerare anche negli animali il tempo di gestazione, cioè la crescita embrionale e fetale, col progetto di trasferirlo in campo umano per alleviare la donna dal peso dei nove mesi di gravidanza. Tutti processi, quelli legati a un accrescimento correlato al transgenico, che se subissero una deviazione potrebbero dare il via a fenomeni iperplastici, displastici ed eteroplastici.

Ma è ancor più grave che i cultori del transgenico non si siano resi conto che, così come la vita si alimenta con la vita, una alimentazione a base di alimenti sterilizzati e ora geneticamente sterili riduce la vitalità e la fertilità: fenomeno riscontrabile anche a livello di coppia.

 

– Come tutelare il consumatore?

Poiché e probabile che nonostante tutto il transgenico entrerà nelle nostre mense, aggirando la trasparenza dell’etichettatura, è importante che il cittadino sia tutelato nei confronti dei danni che nel futuro potranno comparire. Fino a quando non sarà dimostrato che il transgenico è esente da rischi per la salute, la società dovrebbe tutelarsi almeno con una di queste due alternative.

1) Imporre sulle confezioni degli alimenti transgenici la dizione: “Possibile rischio di intolleranza”.

2) Imporre per legge, se si volessero evitare le ovvie ripercussioni psicologiche negative di una tale dizione, che la concessone dei brevetti e la messa in commercio dei prodotti transgenici siano condizionate a una copertura assicurativa per far fronte ai danni, quando fossero dimostrati, anche dopo l’avvenuta concessione con autorizzazione dell’Autorità sanitaria.

 

Bibliografia:

– Principii di agricoltura naturale eubiotica, Il Girasole, Vol. II n. 2, 1979.

– Difesa eutrofica dei vegetali contro i microorganismi patogeni e i parassiti con il propoli, Erboristeia Domani 1, 1980.

– Il propoli in campo agronomico, Atti del convegno Internaz. di Apicoltura, Lazise 2-4 ottobre 1981, Studio Edizioni Milano.

NOTA: Il betatrone (raggi gamma del cobalto radioattivo) è una radiazione utilizzata in medicina per uccidere la cellula neoplastica.

 

Dott. Luciano Pecchiai
 Libero Docente in Anatomia Patologica
 Primario Patologo Emerito dell'Ospedale dei Bambini "Vittore Buzzi" - Milano
 Esperto di Alimentazione e Medicina Naturale
 Direttore del Centro di Eubiotica Umana di Milano

 

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