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Adiposità localizzata o cellulite?
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Come si riesce a distinguere la cellulite dall’adiposità diffusa? Per il tipo di localizzazione oppure per come si presenta in superficie, o per quale altro motivo?

Consideriamo alcune caratteristiche e manifestazioni per cercare di chiarire il problema.

Differenze tra adiposità diffusa e adiposità localizzata

Se ben distribuita su un corpo allineato, “prestante”, in una parola corrispondente a canoni estetici “universali”, appare ben accetta e può (salvo dettami della moda) anche apparire piacevole e attraente, non negativa per l’immagine. La stessa diffusione di sovrappeso su un corpo sgraziato, scorretto, porterà ulteriore danno all’immagine del soggetto. E qui entra in gioco il problema della postura che esula dai nostri compiti specifici ed andrebbe corretta il più presto possibile.

Differenze tra adiposità localizzata e cellulite

Cercheremo di definire le caratteristiche che differenziano l’adiposità localizzata dalla cellulite:

Nell’adiposità localizzata la pelle si presenta liscia, omogenea, di colore normale, senza alcuna scabrosità e priva di striature biancastre, diciamo che il grasso sottocutaneo compatta la cute. La secrezione sebacea in genere è nella norma.

In caso di cellulite la superficie cutanea, al primo e secondo stadio, si presenta di aspetto perfettamente normale, identica a quella dell’adiposità localizzata. Nel terzo e nel quarto stadio la superficie cutanea diventa irregolare, con retrazioni del connettivo a forma di “buco” con fondo irregolare e sottili striature biancastre. L’epidermide può essere a volte secca, talvolta grassa e nel quarto stadio si presenta assottigliata.

Alla palpazione la zona con adiposità localizzata è indolore, si presenta di pastosità normale e con una giusta elasticità, inoltre al tatto non si rivelano placche, edema, scabrosità o macronoduli. La palpazione di una zona colpita da cellulite causa dolore a partire dal terzo stadio fino a divenire più intenso nel quarto. La pastosità cutanea aumenta lievemente nel primo e nel secondo stadio, tanto che può rimanere l’impronta del dito dopo digitopressione, mentre diminuisce nel terzo e nel quarto. L’elasticità diminuisce in tutti gli stadi, mentre si sente la presenza di placche, esercitando una lieve pressione con il polpastrello delle dita, all’inizio del terzo stadio. Nel primo e nel secondo stadio non si rileva edema, che invece è presente alla periferia delle placche cellulitiche all’inizio del terzo stadio e scompare poi nel quarto. Nel terzo stadio inizia a manifestarsi una certa irregolarità cutanea con la formazione di micronoduli apprezzabili allo sfioramento. Nel quarto stadio si rivelano dei macronoduli, determinati dalla confluenza e dall’incapsulamento di più micronoduli contigui. I noduli più grossi, apprezzabili sia con una palpazione profonda che con la plicatura del tessuto, hanno dimensioni variabili fino ad assumere la grandezza di un pisello.

Esistono anche forme miste caratterizzate dalla coesistenza di un quadro di adiposità localizzata con uno cellulitico.

E’ piuttosto frequente l’insorgenza di cellulite quando già esiste una certa stasi circolatoria distrettuale, specialmente agli arti inferiori.

Questo è il caso di molte donne con una lieve adiposità localizzata che, in seguito a gravidanza o all’uso protratto di contraccettivi o a una qualsiasi irregolarità ormonale, sono soggette ad alterazioni del microcircolo, spesso già fragile e predisposto alla stasi venosa.

Per uso esterno vi suggeriamo una ricetta casalinga che sfrutta le proprietà lipolitiche delle basi xantiniche (caffeina e teobromina) contenute in caffè e cioccolato.

Sciogliere in una casseruola una tavoletta di cioccolato puro (100% di cacao amaro), con una tazzina di caffè ristretto, aggiungere argilla verde polvere fino a formare un impasto cremoso quando il composto ha raggiunto una temperatura di 37-38° aggiungere qualche goccia di olio essenziale di rosa, e applicare sulla parte da trattare.

Per uso interno suggeriamo i prodotti della linea Fitocalo associati a movimento per riattivare il microcircolo.

 

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