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Cellule staminali vegetali
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Sono come dei libri, con pagine bianche ancora da scrivere.

Il loro uso in campo cosmetico per trattamenti non invasivi e naturali di rigenerazione cutanea.

L’epidermide è un organo dinamico: ogni giorno nuove cellule si generano e si sostituiscono alle “vecchie” cellule dello strato superficiale. Questa microesfoliazione avviene in maniera impercettibile.

Dal momento che la cute presenta questa enorme capacità di rinnovamento la possibilità di principi attivi che abbiano la capacità di agire stimolando questa caratteristica e potenziando la velocità di rigenerazione per eliminare eventuali danni apre nuove e interessanti prospettive.

La pelle nella sua totalità (epidermide, derma, ipoderma) è il nostro “cervello sensoriale”: non dimentica, e ragiona: custodisce la memoria di quello che siamo e di quello che abbiamo vissuto.

Prendersi cura della pelle significa innanzitutto stimolarne le funzioni vitali, darle la forza di reagire al tempo con le sue stesse energie. E’ questo il punto di partenza della più recente soluzione high-tech.

Le cellule embrionali, quelle che scatenano i dibattiti etici e politici, possono diventare qualunque tipo di cellula e si isolano negli embrioni di pochi giorni.

Le cellule staminali adulte possono trasformarsi solo in alcuni tipi di tessuto e sono presenti nel nostro organismo in particoli siti: epidermide, follicolo pilifero, villi intestinali, pareti di alcuni grandi vasi, midollo osseo, fibre muscolari e in alcune zone del cervello.

In particolare le staminali adulte dell’ epidermide nascono, vivono e si autoriproducono in un microambiente chiamato niche, situato nello strato basale dell’epidermide stessa.

Questo habitat le protegge e le preserva dal degrado e allo stesso tempo regola la loro fisiologica proliferazione che è quella che permette alla pelle di rigenerarsi e di mantenersi compatta e tonica e di riparare la cute danneggiata

Sulla membrana delle cellule epidermiche nel nichel si trovano delle molecole dette “recettori” che hanno la funzione di porta di ingresso per le molecole della matrice cellulare circostante: quando le staminali vengono a contatto con i recettori, si legano formando i “liganti” ed iniziano un dialogo molecolare per attivare i processi riparativi.

Purtroppo photoageing e cronoinvecchiamento possono danneggiare il niche, provocando una diminuzione del numero di staminali e indebolendo la loro funzionalità, di conseguenza la pelle invecchia prima del tempo.

La ricerca cosmetica sta lavorando in questo senso: andando a proteggere e a riparare il niche per rallentare la progressiva perdita di funzionalità delle staminali.

Se gli anni Novanta sono stati il decennio delle formule antietà che lavoravano difendendo il Dna cellulare, dal 2008 si è passati a proteggere le staminali; quelle adulte, ovviamente, perché la prima preoccupazione dell’industria della bellezza è quella di stare lontana da discussioni etiche e controindicazioni morali. A questo proposito le ultime ricerche scientifiche nell’ambito delle cellule staminali hanno focalizzato l’attenzione sull’utilizzo delle cellule staminali di origine vegetale.

Le staminali vegetali spesso sono quiescenti o letargiche ma al primo “shock” si attivano per riparare i danni.

La definizione cellule staminali applicata al mondo vegetale sta ad indicare la capacità cellulare di far derivare da un germoglio, la crescita successiva di tutti i tessuti della pianta.

Le cellule staminali vegetali sono presenti non soltanto nelle gemme, ma anche nei giovani getti, nei semi, nelle radici e nella corteccia, in quanto anche nelle piante esse sono all’origine della crescita dell’organismo o parti di questo.

Le cellule staminali vegetali sono le cosiddette cellule meristematiche che costituiscono il tessuto embrionale vegetale (o meristema) dove avviene la divisione che permetterà lo sviluppo delle parti adulte degli organi vegetali.

Le staminali vegetali hanno la caratteristica unica di continuare a riprodursi con immutata vitalità senza rallentare il loro turnover cellulare negli anni come invece avviene per le staminali animali.

L’impatto che questa scoperta inizia già ad avere i suoi primi effetti in cosmetica ed in particolare nei trattamenti di ringiovanimento, nei trattamenti tricologici e di riparazione dei tessuti cutanei danneggiati dall’invecchiamento fisiologico e da fattori esterni.

Le unità estetiche da trattare con le stem cells vegetali sono:

Cuoio capelluto – le cellule staminali presenti nei follicoli possono essere utilizzate per “riparare” quelli ormai invecchiati e che non riescono più a produrre un fusto sano e forte.

Viso , collo, decolletè – con l’utilizzo sistematico la pelle da un punto di vista visivo e strutturale risulta qualitativamente migliorata: più luminosa, più turgida, più compatta. Le stem cells proteggono, riparano e stimolano il nichel, attivando la produzione di nuove cellule per colmare asimmetrie volumetriche, segni di espressione e cedimenti del tessuto cutaneo.

Le cellule staminali vegetali utilizzate in cosmetica sono ricavate dalla corteccia di Malus domestica varietà Uttwiler Spatlauber originaria della Svizzera.

INCI name: Malus Domestica Fruit Cell Culture

Questa rara mela svizzera, ormai coltivata anche negli USA, presenta una particolarità rispetto alle altre varietà: non “appassisce”, poiché contiene alti livelli di cellule staminali ( longevity stem cells) che proteggono il frutto e preservano la sua durata di vita.

Il frutto è verde, aspro, meno appetibile di altri cultivar di melo che danno mele saporite e succose. Questa mela tuttavia è più forte e resiste tutto l’inverno senza marcire.

L’albero della mela è gibboso, contorto, quasi trascurato, come un genitore che pensi solo al bene dei figli, in questo caso i frutti. I fiori del melo sono pieni di luce e di dolcezza, I semi sono piccoli, contenuti all’interno del torsolo, nella stella a cinque punte, formata dal fiore a cinque petali, simbolo del tempo e dell’eternità. Nella mela ritroviamo tutto l’amore dell’albero.

Lunga è la familiarità dell’uomo con la mela, e questa pianta ancora non smette di stupirci. Sono pochissime le specie che più del melo sono legate a miti e simbolismi, la cui universalità testimonia la diffusione e l’importanza di questo albero presso i popoli antichi.

Nel Paradiso Terrestre è il frutto proibito, simbolo della caduta dell’uomo e allo stesso tempo frutto della conoscenza. E’ lei la regina della seduzione e la sua fama viene tramandata non solo nella tradizione biblica ma anche in quella mitologica e letteraria.

Secondo un mito greco arcaico fu Gea, la Grande Madre mediterranea, a offrire la mela ad Era come dono nuziale quale simbolo di fecondità.

Il greco Zeus possedeva un suo albero personale, ed Ercole, sottoponendosi alle “fatiche”, fu costretto a sottrarre le mele d’oro proprie da quella pianta presidiata dalle Esperidi.

Fu una mela il “pomo della Discordia” sul quale era incisa la scritta “alla più bella”, che scatenò la tumultuosa contesa fra Giunone, Minerva e Venere, alla quale fece seguito la guerra di Troia (Venere per aggiudicarselo promise al giovane giudice Paride l’amore della più bella donna del mondo: Elena).

Questo frutto, simbolo negativo per Adamo ed Eva, divenne icona positiva se connessa alla figura della Vergine, perché come lei nutriva maternamente.

Effige di potere durante il Sacro Romano Impero, assunse in seguito vari significati: d’identificazione della bellezza femminile, di seduzione sensuale (bacata), di frutto fatato .

Dai miti legati alla fertilità derivavano le usanze di dividere una mela prima di entrare per la prima volta nel talamo nuziale e di inviare una mela come dichiarazione d’amore.

Dal paradiso terrestre in cui la mela rappresenta il frutto proibito e irresistibile (tanto da determinare la cacciata dall’Eden), ai racconti medievali che sono fitti di mele fatate o che donavano l’immortalità, alla “grande mela” che è oggi la città più caotica ed enigmatica del mondo: New York , all’Apple della Mac Intosh, possiamo ben dire che nessun altro frutto abbia colpito di più la fantasia e l’immaginario umano.

Per quanto riguarda le caratteristiche botaniche dobbiamo ricordare che il Melo appartiene alla famiglia delle Rosacee e che la mela è un falso frutto, un pomo, il vero frutto è il torsolo dove sono contenuti i semi mentre la parte commestibile deriva dal calice ingrossato.

La lucentezza che acquistano i frutti se sfregati è dovuto ad uno strato di pruina, una sostanza impermeabile che ha delle caratteristiche simili alla cera, che fa scivolare via le gocce d’acqua impedendo al frutto di marcire sull’albero se le piogge diventano troppo intense, le mele si conservano bene a lungo a basse temperature la composizione della buccia infatti impedisce l’evaporazione dell’acqua contenuta nella polpa.

a cura di Miriam Baroni
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